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In My End is My Beginning

Lulù Nuti

Palazzo Collicola

Spoleto, PG, Italia

28 giugno 2024

22 settembre 2024

In My End is My Beginning

A cura di Spazio Taverna con Osservatorio Gravitazionale Europeo.

Realizzato con il supporto tecnico di Jadran Stenico e prodotto con il patrocinio dell'Università degli Studi di Perugia e il supporto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

In My End Is My Beginning di Lulù Nuti nasce dall’incontro tra l’artista e gli scienziati dell’esperimento Virgo e dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo di Cascina (PI), che ha ospitato l’artista guidandola a esplorare la complessità di una delle ricerche scientifichea di frontiera più affascinanti della contemporaneità. La fisica delle onde gravitazionali, le tecnologie all’avanguardia e le implicazioni filosofiche della ricerca hanno rappresentato l’oggetto di discussione dell’incontro tra l’artista e i ricercatori che condividono un rapporto di confronto profondo con l’assoluto e la predisposizione a indagare i limiti della materia.
In My End Is My Beginning condensa in sé la definizione di palindromo, in cui l’inizio e la fine si compenetrano e coincidono: un’onda gravitazionale “linguistica” che nel suo passaggio ultimo fino a noi trasmette le informazioni sulla sua origine. L’opera richiama simboli antichi (uroboro/toroide/fiore della vita) che hanno preceduto le indagini scientifiche ma che, nel loro essere analogici e non analitici, sembrano quasi anticipare alcune delle teorie più acclamate della contemporaneità: l’autogenerazione e l’autosufficienza di un universo che si feconda per ripetere infinitamente un ciclo di espansione e contrazione; la simmetria di un campo gravitazionale a riposo e la vertigine che l’immaginazione prova quando si raffigura la curvatura dello spaziotempo. La scultura entra in connessione e ingloba lo spazio circostante attraverso la sua pelle, resistente e assorbente allo stesso tempo, grazie alle qualità riflettenti del ferro satinato. Poggiando su sé stessa, l’opera si stacca di pochi centimetri da terra, evocando un universo che potrebbe essere nient’altro che una simulazione e che eppure esiste, non solamente come oggetto da indagare, ma come luogo da abitare.

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